Le afasie progressive primarie, conosciute come APP, sono state descritte per la prima volta da Mesulam nel 1982, e costituiscono un gruppo di atrofie corticali focali progressive di natura neurodegenerativa, il cui studio ha permesso di distinguere tre varianti principali:
- Agrammatica: caratterizzata da agrammatismo, ovvero all’incapacità di parlare in maniera grammaticalmente corretta, da disturbi del linguaggio e associata a un ipermetabolismo della regione frontale inferiore e insulare anteriore
- Semantica: caratterizzata da un disturbo della comprensione delle parole e associata al coinvolgimento dei lobi temporali anteriori
- Logopenica: si caratterizza per la mancanza della parola e dai disturbi della ripetizione delle frasi e associata a un coinvolgimento della regione temporale sinistra
Come per tutte le patologie di origine neurodegenerativa, le APP si possono definire anche in base alla natura delle lesioni neuropatologiche, fondamentali per determinare la diagnosi eziologica.
In fase iniziale, alle diverse rilevazioni neuropsicologiche, si aggiungono anche valutazioni per deficit e alterazioni nelle prove di fluenza verbale, di comprensione di frasi complesse e riduzione delle capacità di ripetizione di frasi e sintagmi.
Afasia primaria progressiva: quali le possibili cause?
L’afasia primaria progressiva è una sindrome neurologica estremamente rara, che si caratterizza per aspetti clinici polimorfi, che presentano come elemento in comune la perdita del linguaggio.
Ovviamente, come già detto in precedenza, il deficit linguistico può presentarsi a livello fonologico, semantico e sintattico, sul versante orale o scritto.
Le possibili cause, sono rintracciabili in lesioni cerebrali come:
- Ictus
- Ischemia
- Emorragia cerebrale
- Trauma cranico
- Tumore cerebrale
Afasia primaria progressiva: diagnosi e sintomi
Solitamente l’afasia esordisce con l’incapacità di trovare il termine giusto, per poi proseguire con la difficoltà di eloquio, impiego di termini generici al posto di termini specifici, fino ad arrivare a un vero e proprio svuotamento di senso delle frasi, per poi terminare con l’assenza di parlato, il cosiddetto mutismo.
Il soggetto avrà difficoltà anche nello scrivere, che si esprimono in errori ortografici, omissioni di parole o frasi.
Anche l’ascolto può essere compromesso, infatti il soggetto avrà difficoltà a comprendere parole e discorsi.
In questo modo, la comunicazione sarà complicata e in alcuni casi impossibile!
La malattia può rimanere isolata e con questi sintomi per un certo numero di anni, ma quasi sicuramente poi compariranno altri scompensi cognitivi o segni di demenza, così da risultare alterate: capacità di memoria, di giudizio, alterazione spazio-tempo, ecc.
Tale patologia viene diagnosticata tramite risonanza magnetica e test di riconoscimento dell’afasia.
E può essere corretta, attraverso specifiche sedute dal logopedista, che riescono ad essere d’aiuto per questo disturbo.
Inoltre, sono possibili anche terapie e sedute diagnostico-riabilitative, rivolte non solo ai pazienti ma anche ai familiari del soggetto colpito.