La terapia uroginecologica si dedica alle malattie che presentano una situazione clinica annoverabile, sia nel campo sia urologico che ginecologico, contemplando anche le pratiche fisioterapiche e la proctologia.
Le cistiti recidive, incontinenza e prolasso genitale rappresentano le specifiche patologie di cui si occupa la uroginecologia, sovente persistenti, e causate da insufficienze funzionali e anatomiche delle zone che fanno parte del tessuto pelvico interno.
Incontinenza urinaria:
Con la terminologia incontinenza urinaria si definisce “la perdita involontaria di urina”; l’incontinenza può essere per uretra (dal canale uretrale) o extrauretrale (malformazioni congenite o acquisite). L’incontinenza urinaria può essere classificata:
- Incontinenza urinaria da sforzo (SUI)
- Incontinenza urinaria da urgenza (UUI)
- Incontinenza riflessa
- Incontinenza da rigurgito
- Incontinenza totale o continua
- Enuresi notturna
Oltre a tali disagi sono legati ulteriori sintomi, che vanno dai dolori di origine minzionale, disagi nel corso degli amplessi, alterazione delle consuete attività dell’intestino, e problemi nelle espletazioni, oltre a consistenti disagi per quanto concerne la corretta postura.
Tale complesso di sintomi provoca una alterazione in negativo delle abitudini quotidiane di chi ne è affetto. In questo settore terapeutico ci si adopera in decisioni riguardanti il percorso terapeutico e diagnostico migliore per il soggetto sotto cura.
I motivi dei disturbi legati alla uretra e alla vescica, e per quanto concerne i prolassi genitali, possono essere provocati da diverse cause, e l’obiettivo di consentire a chi soffre di questo tipo di patologie di sentirsi sereno all’interno di un luogo in cui la discrezione è uno dei principi portanti della terapia, rappresenta un punto cardine della cura.
Nello specifico, è fondamentale che l’atteggiamento da adottare nei confronti di queste malattie prenda in causa differenti discipline e competenze, allo scopo di offrire un panorama completo concernente diagnosi e prognosi.
Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta e di fare una differenza tra uroginecologia e ginecologia vera e propria.
Visita uroginecologica. in cosa consiste?
In parole povere, la visita uroginecologica, consiste nell’abbinare alla classica visita ginecologica un’analisi approfondita di tutti i segmenti vaginali, al fine di escludere l’eventuale presenza di prolasso e/o masse pelviche come cisti ovariche, fibromi uterini e masse tumorali.
Si tratta di un esame non invasivo, che indaga sul residuo post-minzionale, appurando così se la vescica riesce a svuotarsi completamente oppure no e sulla morfologia del basso tratto urinario, così da studiare l’intera parete della vescica, in modo da escludere la presenza di irregolarità, ma anche di individuare eventuali calcoli o formazioni tumorali.
Ovviamente, lo specialistica utilizzerà l’apposita strumentazione durante la visita, così da analizzare l’intera struttura e tenuta del pavimento pelvico e dei tessuti connettivali.
Quindi, sottoporsi a una visita uroginecologica, è consigliabile a tutte le donne, che soffrono di patologie dell’apparato urinario, in particolare incontinenza o prolasso e spesso viene prescritta dal medico di famiglia o dal ginecologo come visita di secondo livello.
Dopo aver chiarito di cosa si tratta, in molti si domandano ma a cosa serve?
La visita uroginecologica serve sostanzialmente a indagare sullo stato di salute degli organi pelvici femminili, le cause dell’incontinenza urinaria, verifica l’esistenza di prolasso o possibili masse tumorali alla vescica.
Grazie a una visita specifica e dettagliata, si riesce e capire quale sia il problema, a fornire una diagnosi per poi così intervenire nel miglior modo possibile.
Esame urodinamico femminile
Si tratta di un test diagnostico che studia e valuta la funzionalità della vescica e dell’uretra, durante i rispettivi compiti di immagazzinamento e rilascio dell’urina.
Solitamente, i medici prescrivono questo tipo di esame, in presenza di sintomi o condizioni specifiche quali: incontinenza urinaria, minzione frequente o dolorosa, difficoltà nel dare avvio alla minzione o nello svuotamento completo della vescica, presenza di un’infezione del tratto urinario.
Lo scopo principale è quello di fornire al medico informazioni utili a diagnosticare le cause e la natura dei sintomi e delle condizioni appena indicate, in modo così da poter pianificare la terapia più adeguata al caso specifico.
Esistono diverse tipologie di esame urodinamico, tra quelli più importanti ci sono: l’uroflussometria, la cistometria, l’elettromiografia della vescica, la misurazione del residuo post-minzionale, lo studio pressione/flusso, la profilometria e l’esame video-urodinamico.
Importante: dopo un esame urodinamico, è assolutamente normale che il paziente avverta bruciori o malesseri, al momento della minzione, una condizione che però può durare al massimo 24 ore.
Si tratta di un esame non particolarmente invasivo, quindi sicuro, ma tuttavia, è bene sempre ricordare che, laddove è previsto l’impiego di cateteri, esiste una remota possibilità di infezione alle vie urinarie.